Descrizione
Il recupero della soggettività, a partire dalla svolta kantiana, è un dato irrinunciabile della cultura moderna, che implica altresì la riscoperta della coscienza. Nel contesto della società pluralista odierna la questione della coscienza per la teologia morale riemerge nuovamente, unitamente alla questione della libertà religiosa e della libertà di coscienza. Il Concilio Vaticano II in GS 16, DHu 2-3, VS 54-61 ha offerto il suo contributo per un’integrazione cattolica della coscienza nel contesto della modernità. Si deve tuttavia riconoscere che attualmente il ruolo della coscienza risulta ridotto venendo intesa come espressione dell’individualità e della genialità personale e non piuttosto come espressione del rapporto immediato alla verità morale che trascende la persona. Ne deriva il soggettivismo della coscienza presentata come luogo di creazione di valori che in ultima analisi è la conseguenza di una concezione riduttiva dell’uomo e delle sue capacità cognitive. La ricerca presentata in questo libro vuole entrare nel dibattito per cercare di offrire una soluzione. L’autore muove dalla convinzione che solo attraverso uno sguardo storico sulla coscienza nell’ambito della teologia morale cattolica ed una sua considerazione antropologica secondo la prospettiva della filiazione si possa giungere ad una corretta ermeneutica della coscienza e del suo impiego in teologia morale e nell’accompagnamento pastorale della Chiesa.
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