Descrizione
Questo volume viene pubblicato nell’ambito delle celebrazioni del secondo centenario della nascita di Cesare Guasti (Prato 1822 – Firenze 1889), laico, padre di famiglia, archivista e cattolico impegnato nella causa del risorgimento nazionale.
Il presente studio analizza in maniera particolare le sue opinioni politiche. Durante gli anni giovanili si entusiasmò alla causa unitaria e, come molti italiani, aderì al progetto neoguelfo ideato da Vincenzo Gioberti. Nonostante il tramonto di questa prospettiva si avvicinò al pensiero politico dei cattolici liberali francesi, come Montalembert, Ozanam e Lacordaire. Per i suoi studi storici entrò in contatto con il mondo culturale fiorentino, rappresentato da G.P. Vieusseux, Gino Capponi e Niccolò Tommaseo. Per le sue competenze culturali venne chiamato a Firenze all’incarico di archivista dell’Opera di S. Maria del Fiore e poi passò alla nuova istituzione dell’Archivio centrale del Granducato, dove rimase per tutta la vita.
In occasione della Seconda guerra d’indipendenza aderì alla soluzione unitaria guidata dai Savoia, sebbene con l’intendimento di non perdere anche la ricchezza della tradizione autonomista toscana.
Dopo il 1861, insieme ai due amici Conti e Bindi, diede vita a una iniziativa di educazione morale del popolo, mediante la pubblicazione di un almanacco intitolato La rosa di ogni mese. L’iniziativa venne duramente criticata dai gesuiti e dal mondo laico. Sulla questione romana auspicò la conciliazione tra Stato e Chiesa, dopo la fine del potere temporale. Per realizzare questo progetto auspicò la nascita di un partito conservatore nazionale, che avrebbe permesso ai cattolici di partecipare alla vita nazionale. Per questo motivo collaborò alla Rassegna Nazionale ed entrò in contatto con molti esponenti di questo orientamento, come Paris Salvago, Manfredo da Passano, Alfonso Capecelatro e molti altri, chein tutta Italia sostenevano il superamento del non expedit.
Pur non essendo un pensatore sistematico, Guasti ha lasciato una sua personale visione della storia umana animata da una fervida fiducia nella provvidenza e nella necessità della presenza dei cattolici nella vita sociale del nuovo Stato unitario. Il riscatto della nazione italiana, dopo secoli decadenza e dominazione straniera, sarebbe potuta avvenire alla scuola dei grandi cattolici del passato, come Francesco d’Assisi, Savonarola, Michelangelo e Galileo.
L’occasione del bicentenario della nascita del Guasti può essere l’occasione per conoscere la sua singolare esperienza, permette di scoprire un altro risorgimento, non quello delle cancellerie o degli Stati maggiori militari, ma quello interiore della coscienza di un intellettuale che desiderò l’unità italiana, ma senza rinnegare la propria fede cristiana.
Enrico Bini (Prato, 1958), sacerdote dal 1983 e parroco della chiesa urbana dello Spirito Santo di Prato. Ha conseguito il dottorato in teologia (1996), presso la Pontificia Università Lateranense, con una tesi di carattere storico-spirituale: “Il primiero fervor cisterciense”. L’introduzione dei trappisti in Italia; e il diploma in archivistica, presso l’Archivio Apostolico Vaticano. È stato allievo del settecentista p. Giuseppe Orlandi e di p. Antonio Cistellini. Ha collaborato alla stesura della Positiosuper virtutibus, per la causa di beatificazione del venerabile Cesare Guasti (1822-1889) laico di Prato, pubblicando le sue memorie dal 1840 al 1862 (Cantagalli 2008). È inoltre autore del saggio Il tempo e la Chiesa nelSettecento (Cantagalli 2020). Dal 2001 è vicepresidente dell’Associazione culturale “Cesare Guasti”. Ha collaborato con mons. Antonio Piolanti, uno dei più importanti teologi italiani del XX secolo, alle riviste: Divinitas, Doctor communise Pio IX. Ha insegnato storia della chiesa e altre discipline teologiche, presso la Scuola diocesana di teologia di Prato. Dal 1997 al 2012 è stato bibliotecario della Biblioteca Roncioniana di Prato.
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